Lo studio della fisiologia e dei meccanismi d’azione dell’ozono ci hanno indotto alla stesura
di protocolli clinici da utilizzare nel trattamento della patologia da virus Sars-Cov2.
Il razionale d’impiego considera la fisiopatologia del virus stesso che presenta
caratteristiche morfologiche adatte alla espressività dell’ozono.
Lo stato esterno o pericapside (Envelope) è formato da glicoproteine e lipidi, in particolare
la glicoproteina S detta Spike si lega al sito recettoriale ACE2, attaccando la cellula bersaglio
mediante fusione con la membrana e relativa penetrazione attraverso gli endosomi
attivando la replicazione virale.
Esaminiamo le diverse attività che l’ozono esercita per impedire l’ingresso del virus e le
relative conseguenze multiorgano intervenendo sulla prima fase dell’infezione (viremica) e
sulla seconda fase (immunopatologica).
ATTIVITÀ ANTIVIRALE
Diversi virus come il Sars-Cov-2, necessitano di gruppi sulfidrilici ridotti (SH) per attaccare i
recettori cellulari ed entrare nella cellula bersaglio. I Coronavirus sono ricchi di Cisteina,
anche nella proteina Spike e i diversi componenti devono essere intatti per esprimere
l’attività virale. Sono però vulnerabili all’ossidazione come, nello specifico, quella
determinata dall’ozono.
Le stesse molecole lipidiche componenti del pericapside, rappresentano un bersaglio ideale
per l’ozono.
Byron, Murray et al. Hanno evidenziato sostanziali riduzioni dell’infettività virale a seguito di
perossidazione lipidica del capside causata dall’ozono. Questo impedisce l’attacco del virus
al recettore cellulare e quindi la sua replicazione.
Inoltre l’ozono nel suo meccanismo di reazione induce la sintesi di perossidi e idroperossidi;
questi possono aumentare il PH endosomiale determinando un ambiente sfavorevole alla
penetrazione ed alla conseguente replicazione virale.
ATTIVITÀ IMMUNITARIA
Lerner e Wentworth (2002), hanno evidenziato che il nostro organismo è in grado di produrre
ozono in via endogena per proteggersi dagli agenti infettivi, coinvolgendo le cellule neutrofile
e gli anticorpi del Sistema Immunitario che, producendo ozono ne sfruttano il potere
ossidante per distruggere le pareti cellulari di batteri e virus.
L’zono, reagendo con i PUFA induce aldeidi e idroperossidi che, diffondendo rapidamente
nelle cellule del Sistema Immune bioregolano la trasduzione di segnale aumentando il
rilascio di citochine immunoattive come ad esempio l’Interferon gamma.
Questo si attua coinvolgendo il NFAT (Fattore Nucleare delle cellule T Attivate), un fattore
di trascrizione legato a citochine che sostengono Linfociti e Macrofagi, costituenti
fondamentali della barriera primaria di difesa.
ATTIVITÀ ANTINFIAMMATORIA
Il potenziale ossidoriduttivo dell’ozono interviene nella reazione immunitaria e infiammatoria
della fase immunopatologica.
Reagendo con i substrati biologici, induce la sintesi di 4-Idrossidonenale, trasduttore di
segnale che determina una maggiore resistenza agli agenti proossidanti ed una importante
risposta allo stress ossidativo. Il 4-HNE induce il rilascio di Nrf2, fattore di trascrizione che
regola l’espressione genica di enzimi citoprotettivi (SOD, CAT, HO-1).
Mentre la SOD è coinvolta nel contrastare alcuni aspetti neurodegenerativi, l’HO-1 modula
l’NF-KB (fattore di trascrizione coinvolto in tutte le reazioni delle cellule agli stimoli e
nell’attacco proveniente da batteri e virus).
Da questo meccanismo di bilanciamento Nrf2/NF-KB, si determinerà un blocco nel contatto
della proteina Spike con il recettore ACE2 impedendo l’entrata del virus nelle cellule e la
sua reduplicazione. É sempre lo stesso meccanismo a inibire lo Storm citochinico mediante
una ridotta espressione di citochine proinfiammatorie ed una induzione di citochine
antinfiammatorie.
Proprio questo duplice ruolo di antiossidante e antinfiammatorio consente all’ozono di
modulare l’IL-6, protagonista insieme ad altre interleuchine della violenta reazione flogistica.
Lo stesso meccanismo consentirà una inibizione della cascata coagulativa e dell’attivazione
del complemento.
ATTIVITÀ ANTITROMBOTICA
Su colture di cellule endoteliali umane esposte brevemente a plasma ozonizzato è stata
evidenziata una maggior produzione di NO, che può far pensare ad una vera e propria
induzione di NO sintetasi. Questo enzima trasforma la L-Arginina in L-Citrullina con
liberazione conseguente di NO; questo ed il principale secondo messaggero che esso
genera, il GMPc hanno un ruolo fondamentale nel controllo fisiologico della risposta
immunitaria, nella trasmissione neuroumorale centrale e periferica e nella modulazione dei
segnali fisiologici regolanti la vasodilatazione.
Tale caratteristica, unita alla maggior deformabilità degli eritrociti, facilita gli scambi
metabolici, riduce la viscosità ematica e l’aggregabilità piastrinica. Sotto l’aspetto metabolico
si crea una disponibilità maggiore di ATP a sintesi mitocondriale, un aumento della P50 st
ed una riduzione dell’affinità dell’HbO2 con seguente maggior biodisponibilità di ossigeno
tissutale.
Nella patologia COVID-19 si evidenzia la presenza di trombi diffusi e le caratteristiche
dell’ozono descritte paiono essere idonee a contrastare questo problema.
SATURAZIONE DI OSSIGENO
La forte infiammazione caratterizzante l’evento polmonare critico è sostenuta da una
amplificata risposta immunitaria il che determina una riduzione della possibilità degli scambi
gassosi e conseguente riduzione dell’ossigenazione del sangue. Spesso all’interstiziopatia
si associa tromboembolia, due condizioni sufficienti a spiegare l’alta mortalità.
Diverse sperimentazioni hanno evidenziato altermine della reinfuzione di sangue ozonizzato
un aumento dell’ossigenazione rappresentato da una maggior concentrazione di
emoglobina ossigenata e da valori costanti di emoglobina non ossigenata.
Sotto l’aspetto clinico si traduce in una potente risposta alla drammatica caduta dei valori di
saturazione con ripristino di ambiti parafisiologici.
CONCLUSIONI
Le caratteristiche dell’infezione da Sars-Cov-2 si sono espressi in una prima fase con diversi
livelli di gravità, dal soggetto positivo asintomatico fino ai casi più gravi che necessitavano
di Terapia Intensiva e ventilazione meccanica.
Questa patologia coinvolge oltre ai polmoni diversi organi e distretti, asse nervoso,
miocardio, albero vascolare, tratto entero epatico, creando una sindrome metabolica.
Ci è sembrato pertanto utile proporre e praticare l’ozonoterapia in ragione delle sue
caratteristiche fisiopatologiche che sembrano idonee e specifiche nel trattamento di questa
grave patologia.
Da qui il percorso che ha visto la presentazione dei protocolli clinici, la divulgazione degli
stessi presso le diverse strutture ospedaliere e la presentazione ai relativi Comitati Etici.
I primi dati clinici ed ematochimici ci permettono di ipotizzare l’impiego dell’ossigeno ozono
terapia in associazione ai farmaci standard come nuova strategia di cura antinfettiva.
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